Crescendo le cose non "migliorarono" affatto, anzi; ricordo chiaramente che a dieci anni giunse l'insperata occasione di fare il mio primo viaggio vero e proprio, a circa mille chilometri dall'isola natia (la Sicilia è davvero un'isola, credetemi), da compiersi a bordo di un aereo. L'idea stessa di allontanarmi dai panorami consueti mi diede una sorta di febbre delirante che non mi concedeva pace, né riposo. Peccato che questa mia smisurata voglia di viaggiare si scontrasse con il canonico mal d'auto, mal d'aereo, mal di nave ecc. ecc. Intanto si era aggiunto un grande, nuovo amore nella mia vita di ragazzina: la lettura di tutto ciò su cui riuscivo a fissare le pupille; ero una lettrice infaticabile e gli ulteriori stimoli che mi giungevano dalle mie letture non facevano che contribuire a farmi sognare ancora di più città incantate, paesaggi sconosciuti e civiltà diverse, lontane dalla mia società per usi e costumi quanto io mi sentivo lontana e diversa dagli altri componenti della mia famiglia. Le cose stavano più o meno così quando, in questo eccentrico quadretto familiare, si introdusse un'ulteriore presenza, fondamentale per i miei sogni di esplorazioni: il mio futuro marito.
(Continua...)
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